martedì 1 settembre 2009

Testo: Piccoli racconti. "Un principe, un saggio e un chicco di riso"

In un lontano paese orientale, all'ombra di foglie di pesco e grandi abeti, un Principe cammina piano.

E' solo. Il suo passo è incerto. Tiene le mani intrecciate dietro la schiena, i suoi vestiti di seta ondeggiano alla brezza delle montagne.

La Natura attorno a lui è bellissima. Ci sono fiumi irruenti e vivissimi, laghi ghiacciati che rispecchiano un cielo d'un azzurro emozionante... e pure, in questa mattina d'estate, oggi. primo settembre, c'è un caldo tepore nell'aria, un tepore dolce, materno.

Il Principe osserva le rose, svolta ad un angolo, e, dopo una leggera salita (sente il profumo dell'erba fresca e della rugiada), arriva alla casa del Saggio. Bussa. Appoggia il palmo della mano sul legno della porta. Ritrae il busto, chiude la mano in pugno, bussa di nuovo.

Nessuna risposta. E allora prova a girare la casa (c'è una luce abbagliante). Quì, si perde in un giardino di una bellezza unica. Il Saggio, all'ombra di una robinia che, come una cascata di fiori, si getta dal tetto della casa, pota una rosa. Il Principe, si avvicina e gli rivolge un cortese saluto.

Il Saggio, con un sorriso dolce, ricambia il suo saluto e gli dà il benvenuto nella sua casa. Lo invita a sedersi. Il Principe attende un attimo (il sole lo colpisce sugli occhi e gli dà fastidio ma lui, chissà perché, non lo dà a vedere). Il Saggio ha le mani appoggiate sul grembo, sopra un coprivestito di pelle di daino. I nostri protagonisti, ecco, sono vestiti in modo semplice, informale. (Sono, dopotutto, gli anni venti).

Il Principe fà una domanda al Saggio. Esattamente, gli chiede quale sia la più grande ricchezza dell'uomo. Gli chiede se possa essere il suo regno. Al che il saggio, inclinando leggermente il capo, e chiudendo le braccia al petto, fà di no con la testa. No, dice. Lo dice con umiltà. E in quel nome, c'è una grandissima verità. Il Principe si acciglia... guarda attorno... indica le stelle. Il cielo. Il saggio, allora, alza il capo. Guarda le stelle... e risponde che è vero, che sono infinite. Che potrebbero sembrare, realmente, la più grande ricchezza dell'uomo. Tanto più che nel cielo, l'uomo ripone tutta la poesia del suo cuore.

Il principe, allora, indica il denaro. E' il denaro la ricchezza? I figli? La propria famiglia? Il saggio dice di no... no. Al che, il Principe, curioso, chiede perché. Perché le cose a cui ha accennato non sono la più grande ricchezza? Il saggio, allora, risponde. Si alza. Con un gesto elegante della mano, indica la terra... spiega al Principe che il suo regno ha un confine. E dove ci sono confini, beh, c'è un limite. C'è altro... dunque, non può essere la più grande ricchezza dell'uomo. Ugualmente per le stelle. Il Saggio chiede al Principe di guardare l'orizzonte. E nota, serio, che l'orizzonte è il confine dell'immensità del cielo. E dove c'è un confine, ecco, non c'è la più grande ricchezza. Ma né le città del Regno, né il denaro possono essere la più grande ricchezza. No, no davvero.

Dove c'è una cassaforte, dove ci sono sacchi dove mettere le monete d'oro, beh, c'è un limite e quel limite, ci dice che non è, non può essere, la vera e più grande ricchezza. E l'amore? E i figli? E la donna amata. Il saggio sorride. Quasi sussurrando, spiega che i figli sono persone. E in quanto uomini sono liberi. La loro ricchezza, i loro sentimenti, la loro vita non può appartenere al principe. Quella libertà, dunque, è un confine. E' vero: si può amare oltre ogni limite. Ma non si può p o s s e d e r e l'Amore. Il Saggio insegna al Principe che gli uomini sono p o s s e d u t i dall'Amore. L'amore, dunque, non è una nostra ricchezza. Noi, solo noi, siamo la ricchezza dell'Amore. Non possediamo, l'Amore,ne siamo posseduti.

Il Principe, allora, demoralizzato, pensa al suo palazzo. Pensa alle mattine di primavera in cui passeggia tra le stanze nella penombra, pensa ai tutti i suoi servitori. Comincia a intuire che nulla, nulla che possiede, è la vera ricchezza. Comincia a pensare a quegli attimi in cui si ferma, nel suo studio, a guardare le nuvole arrivare dal mare. Guarda le navi nel porto. Immagina tutti i suoi sudditi camminare tra le vie, ridere, scherzare, amarsi. E questa parola... ricchezza... torna prepotente. Torna con tutta la sua forza, torna chiedendo un senso, un perché, una definizione.

Il Principe con umiltà chiede al Saggio se la più grande ricchezza siano tutte le montagne del mondo, il dominio su tutto... i suoi occhi sono spiritati, folli, pieni di ricerca di un senso che non ha nel cuore. Il Saggio, però, tranquillo, sorride. Dice no... no. Quindi, mette una mano in tasca e prende un chicco di riso. Un piccolo, piccolissimo, chicco di riso. Lo mette sul palmo della mano del principe.

Ecco, risponde, questa è la più grande ricchezza. Da questo piccolo chicco di riso, Principe, puoi comprire il mondo di ricchezza. Da questo piccolo chicco di riso, puoi dare vita a tutti gli uomini del mondo. Da questo piccolo chicco di riso, puoi fondare imperi, città, regni. Da questo piccolo chicco di riso, ora, racchiuso nella tua mano, è nata e nasce ogni ricchezza.

La ricchezza, la vera ricchezza, principe nasce da cose piccole. Quelle cose piccole (anche un'emozione, un sentimento) se curate con ciò che ci insegna amore possono diventare immense ricchezze. Occorre attesa, pazienza, metodo, studio, cura, calore, fatica, speranza. Ogni sentimento dell'uomo è prezioso per rendere vita a questo chicco di riso.

Tutta l'umanità è racchiusa nel gesto di un agricoltore che siede accanto alla terra dove ha piantato questo chicco di riso. Ogni speranza, Principe. Ogni futuro. Ogni mattina... e tutto il suo corpo tende a difenderlo questo chicco di riso.

Che è vita. Bellezza. E' racconto delle nuvole che porteranno la pioggia per lui. E poesia del viaggio del sole sopra il campo. E' il momento in cui diverrà spiga e darà tanti altri chicchi di riso...

Un oggetto così piccolo, Principe, è la più grande ricchezza che c'è. E' l'origine di tutta la ricchezza che possiedi nel tuo Regno.

Il Principe, allora, stringe il chicco di riso nella sua mano. Lo stringe con tutta la sua forza. Con tutto il suo corpo.

E tornando nel suo palazzo quel chicco di riso diviene il suo dono più prezioso. Qualcosa ricco di significato.

Qualcosa che non è capace di capire e che pure, inspiegabilmente, lo rende felice.

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