venerdì 17 luglio 2009

Musica: "Musicoterapia 3" di Umberto Vitiello e Paolo Caneva

Musica: "Musicoterapia 2" di Umberto Vitiello e Paolo Caneva

Musica: "Musicoterapia" Umberto Vitiello e Paolo Caneva

Poesia: "Far colazione con Dio"


(Traduzione dallo spagnolo di un racconto di Te-La Gitana)
Un bambino voleva conoscere Dio.
Sapeva che era un lungo viaggio arrivare dove abita Dio,
ed è per questo che un giorno mise dentro al suo cestino
dei dolci, marmellata e bibite e cominciò la sua ricerca.

Dopo aver camminato per trecento metri circa,
vide una donna anziana seduta su una panchina nel parco.
Era sola e stava osservando alcune colombe.
Il bambino gli si sedette vicino ed aprì il suo cestino.
Stava per bere la sua bibita quando gli sembrò
che la vecchietta avesse fame,
ed allora le offrì uno dei suoi dolci.

La vecchietta riconoscente accettò e sorrise al bambino.
Il suo sorriso era molto bello, tanto bello
che il bambino gli offrì un altro dolce
per vedere di nuovo questo suo sorriso.

Il bambino era incantato!
Si fermò molto tempo mangiando e sorridendo,
senza che nessuno dei due dicesse una sola parola.
Al tramonto il bambino, stanco, si alzò per andarsene,
però prima si volse indietro,
corse verso la vecchietta e la abbracciò.
Ella, dopo averlo abbracciato,
gli dette il più bel sorriso della sua vita.

Quando il bambino arrivò a casa sua ed aprì la porta,
la sua mamma fu sorpresa nel vedere la sua faccia
piena di felicità, e gli chiese:
"Figlio, cosa hai fatto che sei tanto felice?".
Il bambino rispose: "Oggi ho fatto colazione con Dio!".

E prima che sua mamma gli dicesse qualche cosa aggiunse:
"E sai cosa, ha il sorriso più bello che ho mai visto!".

Anche la vecchietta arrivò a casa raggiante di felicità.
Suo figlio restò sorpreso per l'espressione di pace
stampata sul suo volto e le domandò:
"Mamma, cosa hai fatto oggi che ti ha reso tanto felice?".
La vecchietta rispose:
"Oggi ho fatto colazione con Dio, nel parco!".
E prima che suo figlio rispondesse, aggiunse:
"E sai? E' più giovane di quel che pensavo!".

giovedì 16 luglio 2009

Musica: "Older than my years" di Gavin Glass

Poesia: "Dunque, nulla di nuovo da questa altezza" di Franco Fortini




Dunque nulla di nuovo da questa altezza
dove ancora un poco senza guardare si parla
e nei capelli il vento cala la sera.

Dunque nessun cammino per discendere
se non questo del nord dove il sole non tocca
e sono d'acqua i rami degli alberi.

Dunque fra poco senza parole la bocca
e questa sera saremo in fondo alla valle
dove le feste han spento tutte le lampade.

Dove una folla tace e gli amici non riconoscono.




lunedì 13 luglio 2009

"Inno alla vita" di Gabriel Garcìa Marquéz




Se per un istante Dio si dimenticherà che sono una marionetta di stoffa mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico. Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. Dormirei poco, sognerei di più, andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato!! Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima. Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali. Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo. Convincerei tutti gli uomini e le donne che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell'amore. Agli uomini proverei quanto sbagliano al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi. A un bambino gli darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, gli Uomini! Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel risalire la scarpata. Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall'alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perché quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.

domenica 12 luglio 2009

Musica: "Tout le monde" di Carla Bruni

Testo: "Due o tre cose" di René Magritte


Considera che il grande amore e i grandi traguardi implicano grandi rischi.
Quando perdi, non perdere la lezione.
Segui le tre R: Rispetto per sé, Rispetto per gli altri, Responsabilità per tutte le tue azioni.
Ricorda che a volte non ottenere quello che chiedi è un meraviglioso colpo di fortuna.
Impara le regole, così saprai quando infrangerle propriamente.
Non lasciare che un piccolo litigio rovini una grande amicizia.
Quando ti accorgi di aver fatto un errore, agisci immediatamente per correggerlo.
Passa del tempo da solo ogni giorno.
Accogli a braccia aperte il cambiamento, ma non abbandonare i tuoi valori.
Ricorda che il silenzio, a volte, è la migliore risposta.
Vivi una vita onorabile e onesta. Così, quando sarai più vecchio e te ne ricorderai, sarai capace di goderne ancora.
Un’atmosfera amorevole in casa è il fondamento della tua vita.
Se sei in disaccordo con i tuoi cari, affronta solo la situazione corrente. Non tirare in ballo il passato.
Condividi le tue conoscenze. È un modo per raggiungere l’immortalità.
Sii gentile con la Terra.
Una volta all’anno, vai in qualche luogo che non hai mai visitato prima.
Ricorda che la migliore relazione è quella in cui l’amore tra i due è più grande del bisogno di stare insieme.
Giudica i tuoi successi secondo quello che hai dovuto abbandonare per ottenerli.
Accostati all’amore e al cucinare con tranquillo abbandono.

mercoledì 1 luglio 2009

Musica: "All the things she said" della t.A.t.U.

Poesia: "Impara ad amarmi" di Hengel Meneghetti




Impara a passeggiare nelle vie del mio cuore scoprendone i leggeri battiti
conosci e contieni le sfumature dell'anima e il volteggiare dello spirito che dimora in me
sii uomo forte per sostenermi
acquista dolcezza per amarmi e determinazione per continuare a farlo
custodisci il nostro amore presentandolo a Dio ogni nuovo giorno
e scegli di amarmi ancora.

Il mito di Narciso...


Narciso è una figura mitologica greca, figlio di Cefiso, divinità fluviale, e della ninfa Liriope.

Secondo il mito narrato da Ovidio nelle Metamorfosi Narciso era un bellissimo giovane, di cui tutti, sia donne che uomini, si innamoravano alla follia. Tuttavia Narciso preferiva passare le sue giornate cacciando, non curandosi delle sue spasimanti; tra queste era la ninfa Eco, condannata da Giunone a ripetere le ultime sillabe delle parole che le venivano rivolte, poiché le sue chiacchiere distraevano la dea, impedendole di scoprire gli amori furtivi di Giove. Rifiutata da Narciso la ninfa, consumata dall'amore, si nascose nei boschi fino a scomparire e a restare solo un'eco lontana.

Non solo Eco, ma tutte le giovani ed i giovani disprezzati da Narciso, invocarono la vendetta degli dei. Narciso venne condannato, da Nemesi, ad innamorarsi della sua immagine riflessa nell’acqua. Disperato perché non avrebbe potuto soddisfare la passione che nutriva, si struggeva in inutili lamenti, ripetuti da Eco.

Resosi conto dell'impossibilità del suo amore Narciso si lasciò morire. Quando le Naiadi e le Driadi cercarono il suo corpo per poterlo collocare sul rogo funebre, trovarono vicino allo specchio d'acqua il fiore omonimo.

Si narra che Narciso, quando attraversò lo Stige, il fiume dei morti, per entrare nell'Oltretomba, si affacciò sulle acque del fiume, sempre sperando di vedersi riflesso. Ma non riuscì a scorgere nulla a causa della natura torbida, limacciosa di quelle acque. In fin dei conti però, Narciso fu contento di non vedere la sua immagine riflessa perché questo veniva a significare che il fanciullo-sè stesso che amava, non era morto ancora.

Nella versione beotica il giovane Narciso, cittadino di Tepsi, venne condannato ad amare la sua immagine, quando Aminia, un giovane del luogo da lui rifiutato sprezzantemente, si tolse la vita davanti alla sua casa, con la stessa spada che Narciso gli aveva inviato come macabro invito a non dargli più noia.

Una costante attenzione...




In questo piccolo post, io vorrei mettere la descrizione del Disturbo di personalità narcisista.

E' la descrizione di mio padre.

  1. Senso grandioso del sé ovvero senso esagerato della propria importanza
  2. È occupato/a da fantasie di successo illimitato, di potere, effetto sugli altri, bellezza, o di amore ideale
  3. Crede di essere "speciale" e unico/a, e di poter essere capito/a solo da persone speciali; o è eccessivamente preoccupato da ricercare vicinanza/essere associato a persone di status (in qualche ambito) molto alto
  4. Desidera o richiede un’ammirazione eccessiva rispetto al normale o al suo reale valore
  5. Ha un forte sentimento di propri diritti e facoltà, è irrealisticamente convinto che altri individui/situazioni debbano soddisfare le sue aspettative
  6. Approfitta degli altri per raggiungere i propri scopi, e non ne prova rimorso
  7. È carente di empatia: non si accorge (non riconosce) o non dà importanza a sentimenti altrui, non desidera identificarsi con i loro desideri
  8. Prova spesso invidia ed è generalmente convinto che altri provino invidia per lui/lei
  9. Modalità affettiva di tipo predatorio (rapporti di forza sbilanciati, con scarso impegno personale, desidera ricevere più di quello che dà, che altri siano affettivamente coinvolti più di quanto lui/lei lo è)