martedì 14 aprile 2009

Testo: "Ricordo".


Ricordo i pomeriggi.

I momenti in cui tornavo a casa.

Ricordo mio padre distante, in Africa, sulla costa del Kenya.

Ricordo il suo passo quando tornava a casa... ricordo il suo sorriso bellissimo.

Ricordo la scuola, il momento in cui entravo in classe, la paura di parlare con gli altri...

Il profumo dei quaderni, delle matite, dell'inchiostro delle penne a sfera. Ricordo i compiti, i libri di testo.

Ricordo i momenti in cui dovevo scrivere una lettera a mio padre distante chilometri e stagioni e giorni. Il foglio bianco, le mie paure di bambino.

E la mia timidezza. I miei capelli bellissimi portati tutti indietro... capelli bellissimi che ora, io, uomo quasi calvo, ho perso, perso come i miei giorni da bambino.

Ricordo mia madre che stabiliva le regole, il mio desiderio di affetto, il mio muto necessario bisogno di carezze. Ed era una ricerca costante di calore, d'affetto, di amicizia.

Ed ecco, che davanti agli occhi, appare il mio viso, il mio corpo... ero obeso, gli occhi nerissimi, quasi armeni, distanti. Non ero bello? Ero un bel bambino? Non lo so... so che ogni gesto possedeva una sua legge.

Ricevere approvazione ed affetto da parte di mia madre. La paura di non avere una sua carezza... la paura di essere ignorato, di essere tenuto distante. Stringo le labbra, pensando questo. Mia madre è stata eccessivamente normativa. Ecco... questo è il momento in cui grida ai miei compagni di classe che mi stavano prendendo in giro.

Ero un bambino incapace di reagire alle offese. Piangevo, rimanevo fermo, abbassavo gli occhi. Ecco mia madre seduta accanto alla televisione, mentre guarda Raffaella Carrà in televisione. Mi fermo a guardarla... ecco... la ricordo così. Ricordo il momento in cui bussavano alla porta di casa. Mia madre mi portava in camera da letto e io, in apprensione, sentivo le sue parole dalla porta di legno. Stretto tra le mura che diventavano troppo soffocanti.

Ricordo le lunghe passeggiate nell'agosto romano. I momenti in cui mi perdevo in libreria... quei momenti in cui sfioravo le copertine. Ricordo le librerie di Roma lungo tutta la lor storia. La crescita e l'evoluzione della Feltrinelli di Largo di Torre argentina (e quant'era bella una volta... e quant'è fredda oggi). Ricordo la mia calligrafia... i quaderni, i compiti di Ragioneria, i temi in classe... Dio, tutte le immagini si accumulano, caotiche, urlano... tutte le immagini mi guardano, mi gridano: "Presta tutta la tua attenzione a me! Sono importante!".

E quante parole da dire, quanto tempo mi occorre, quante frasi, quante grammatiche, quanta speranza, quanto coraggio ci vuole per guardare tutti i miei ricordi. Sono sommerso... mi viene quasi da piangere... eppure resisto. E ciò che dico è questo... presterò attenzione ad ogni ricordo. Ad ogni ricordo scriverò una pagina... quì, su questo Diario.

Scriverò per non dimenticare nulla. Scriverò perché capisco di essere un esperimento unico della vita... nella scrittura, in questa scrittura voglio trovare la mia dignità. Dignità di essere una persona.

Stringere allora i denti. Superare le offese. Chiudere gli occhi... e sorridere.

Rilasciare la rabbia... vederla volare come una colomba nel cielo.

E del cielo avere soltanto l'azzurro.

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