mercoledì 15 aprile 2009

Cinema: "Fucking Amal" di Lukas Moodysson

Musica: "Semplicemente" dei Zero Assoluto

Poesia: "E' davvero curiosa la razza umana"




E' davvero curiosa la razza umana
comprende la sua natura nel momento del perdono
anche quando non c'è nulla da perdonare,
si abbandona alle fatiche del tempo
anche quando non c'è tempo
e mentre sorride ad un nuovo giorno
ricomincia a vivere e sperare, a gioire e a soffrire.

E' davvero curiosa la razza umana
combattente creatura
in eterna lotta con la sua individualità
che non con gli dei che non accetta.
Ma stranamente, allo stesso tempo riconosce
come propri messaggi di un amore infinito
che dona gioia in ogni dove e in ogni cuore.

Com'è curiosa la razza umana...
agli occhi di un osservatore straniero
essa è magnificenza, perfezione
e una scala di maestosità geometriche
che si estendono alle più alte armoniche
ma è anche incubo, solitudine, paura e tristezza.

Com'è possibile dunque che ci vediamo
così divisi l'un l'altro
quando ci accomuniamo di fronte
alla stessa poesia, alla stessa canzone e allo stesso film?
Com'è possibile che non vediamo lo splendore della vita
quando noi stessi siamo la vita?
Com'è possibile che non ricordiamo chi siamo
quando siamo il miglior ricordo che abbiamo avuto
e come accade che non cerchiamo laddove c'è qualcosa da cercare
anche quando sentiamo immensamente di doverla trovare?

Eppure abbiamo occhi per gioire, orecchie per capire,
mani per amare e cuori per toccare.
Non è a te che personalmente voglio parlare
ma all'energia che è dentro di te
perché so che lei mi può ascoltare.
Il desiderio di fare questa esperienza terrestre
ti ha condotto tuttaltro che casualmente ad ascoltare questo messaggio
che vuole dirti di dialogare ancora con il tuo corpo,
con la tua mente e con il tuo spirito.
In modo da vedere di nuovo tutto ciò che c'è da vedere
e da conoscere di nuovo tutto ciò che c'è da conoscere.

Un vero autonoma ribella cerca dentro di sé le sue risposte non altrove. Segue la sua bussola interna come l'intera biblioteca galattica,
vivere felice allora diventa l'unico dono più grande che puoi
e in questo modo sarà l'unico dono più grande che potrai fare agli altri.

martedì 14 aprile 2009

Cinema: "Il mio vicino Totoro" di Hayao Miyazaki

Musica: "L'ultimo bacio" di Carmen Consoli

Poesia: "Lettera a A.D" di Josif Brodskij




Verso il mare della dimenticanza
Non è necessario che tu mi ascolti, non è importante che tu senta le mie parole,
no, non è importante, ma io ti scrivo lo stesso (eppure sapessi com’è strano, per me, scriverti di nuovo,
com’è bizzarro rivivere un addio…)
Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio.

Che vuoi che sia se non potrai vedere come qui ritorna primavera
mentre un uccello scuro ricomincia a frequentare questi rami,
proprio quando il vento riappare tra i lampioni, sotto i quali passavi in solitudine.
Torna anche il giorno e con lui il silenzio del tuo amore.

Io sono qui, ancora a passare le ore in quel luogo chiaro che ti vide amare e soffrire…

Difendo in me il ricordo del tuo volto, così inquietamente vinto;
so bene quanto questo ti sia indifferente, e non per cattiveria, bensì solo per la tenerezza
della tua solitudine, per la tua coriacea fermezza,
per il tuo imbarazzo, per quella tua silenziosa gioventù che non perdona.

Tutto quello che valichi e rimuovi
tutto quello che lambisci e poi nascondi,
tutto quello che è stato e ancora è, tutto quello che cancellerai in un colpo
di sera, di mattina, d’inverno, d’estate o a primavera
o sugli spenti prati autunnali - tutto resterà sempre con me.

Io accolgo il tuo regalo, il tuo mai spedito, leggero regalo,
un semplice peccato rimosso che permette però alla mia vita di aprirsi in centinaia di varchi
sull’amicizia che hai voluto concedermi
e che ti restituisco affinché tu non abbia a perderti.

Arrivederci, o magari addio.
Lìbrati, impossèssati del cielo con le ali del silenzio
oppure conquista, con il vascello dell’oblio, il vasto mare della dimenticanza.

Testo: "Ricordo".


Ricordo i pomeriggi.

I momenti in cui tornavo a casa.

Ricordo mio padre distante, in Africa, sulla costa del Kenya.

Ricordo il suo passo quando tornava a casa... ricordo il suo sorriso bellissimo.

Ricordo la scuola, il momento in cui entravo in classe, la paura di parlare con gli altri...

Il profumo dei quaderni, delle matite, dell'inchiostro delle penne a sfera. Ricordo i compiti, i libri di testo.

Ricordo i momenti in cui dovevo scrivere una lettera a mio padre distante chilometri e stagioni e giorni. Il foglio bianco, le mie paure di bambino.

E la mia timidezza. I miei capelli bellissimi portati tutti indietro... capelli bellissimi che ora, io, uomo quasi calvo, ho perso, perso come i miei giorni da bambino.

Ricordo mia madre che stabiliva le regole, il mio desiderio di affetto, il mio muto necessario bisogno di carezze. Ed era una ricerca costante di calore, d'affetto, di amicizia.

Ed ecco, che davanti agli occhi, appare il mio viso, il mio corpo... ero obeso, gli occhi nerissimi, quasi armeni, distanti. Non ero bello? Ero un bel bambino? Non lo so... so che ogni gesto possedeva una sua legge.

Ricevere approvazione ed affetto da parte di mia madre. La paura di non avere una sua carezza... la paura di essere ignorato, di essere tenuto distante. Stringo le labbra, pensando questo. Mia madre è stata eccessivamente normativa. Ecco... questo è il momento in cui grida ai miei compagni di classe che mi stavano prendendo in giro.

Ero un bambino incapace di reagire alle offese. Piangevo, rimanevo fermo, abbassavo gli occhi. Ecco mia madre seduta accanto alla televisione, mentre guarda Raffaella Carrà in televisione. Mi fermo a guardarla... ecco... la ricordo così. Ricordo il momento in cui bussavano alla porta di casa. Mia madre mi portava in camera da letto e io, in apprensione, sentivo le sue parole dalla porta di legno. Stretto tra le mura che diventavano troppo soffocanti.

Ricordo le lunghe passeggiate nell'agosto romano. I momenti in cui mi perdevo in libreria... quei momenti in cui sfioravo le copertine. Ricordo le librerie di Roma lungo tutta la lor storia. La crescita e l'evoluzione della Feltrinelli di Largo di Torre argentina (e quant'era bella una volta... e quant'è fredda oggi). Ricordo la mia calligrafia... i quaderni, i compiti di Ragioneria, i temi in classe... Dio, tutte le immagini si accumulano, caotiche, urlano... tutte le immagini mi guardano, mi gridano: "Presta tutta la tua attenzione a me! Sono importante!".

E quante parole da dire, quanto tempo mi occorre, quante frasi, quante grammatiche, quanta speranza, quanto coraggio ci vuole per guardare tutti i miei ricordi. Sono sommerso... mi viene quasi da piangere... eppure resisto. E ciò che dico è questo... presterò attenzione ad ogni ricordo. Ad ogni ricordo scriverò una pagina... quì, su questo Diario.

Scriverò per non dimenticare nulla. Scriverò perché capisco di essere un esperimento unico della vita... nella scrittura, in questa scrittura voglio trovare la mia dignità. Dignità di essere una persona.

Stringere allora i denti. Superare le offese. Chiudere gli occhi... e sorridere.

Rilasciare la rabbia... vederla volare come una colomba nel cielo.

E del cielo avere soltanto l'azzurro.

venerdì 10 aprile 2009

Musica: "E poi" - Mina

Poesia: Non possono rifiutare la ricchezza della terra.



Vedi, i genitori sono questa terra,
i figli sono gli alberi. A volte la terra
è arida, a volte no. A volte è sassosa,
a volte no. La terra e gli alberi possono
essere in città, tra case, parole e strade
o possono essere in aperta campagna
tra temporali, silenzi e vento. Gli alberi
e la terra hanno la ricchezza nell'acqua
ma questa non può essere da loro gestita.
L'acqua è necessaria agli alberi per crescere,
la terra non può far altro che accettarla.
La terra, vedi, non può rifiutare la pioggia...
così come gli alberi non possono rifiutare
la ricchezza della terra. Figlio mio, ciò che
può chiedere un albero al mondo è la felicità
della terra in cui nasce. E' giusto questo:
che chieda la ricchezza della terra in cui
ha le sue radici. Se invece pensa a sé,
se invece pensa ai suoi frutti, se invece denuda
la terra di ogni sua risorsa, se guarda i fiori,
se ha sempre il pensiero rivolto al cielo,
l'albero muore... tu, però, ricorda, se puoi questo:
ci siamo io e te. Persone, uomini, che ci prendiamo
cura degli alberi. Alcuni ci chiamano Uomini,
altri, in modo migliore, Angeli.

sabato 4 aprile 2009

Cinema: "Effetto-notte" di François Truffaut

Musica: "Baiser d'adieu" di Pauline Croze

Poesia: "Dimenticando per un attimo il dolore"



Una corsa nella notte,
portando un oggetto tra le mani,
stretto, impugnato, tra le braccia,
correre nell'aria gelida,
desiderare una coperta calda,
e mille pensieri... correre
per arrivare da te, papà,
vedere come stai. Darti ciò che manca
e dimenticare ogni fatica,
ogni passo, ogni numero,
ogni distanza. Essere assieme,
stringere la tua mano,
e vivere il presente.

Dimenticando
per un attimo
il dolore.